GIOCHI MOSTRUOSI.
MILLENNIAL MONSTERZ

 

Giochi mostruosi. Millenial MonsterZ è la storia di sei adulti che si incontrano per immergersi in un gioco d’avventure fantastiche. In scena, un unico performer interpreta tutti i protagonisti e i loro rispettivi personaggi giocanti: mago, guerriero, chierica, elfa, ladra e un narratore. Combinando gli stilemi della commedia vernacolare con la performatività delle danze urbane, lo spettacolo salta fra diversi generi, tempi e toni emotivi, intrecciando la storia pubblica del giocattolo con la memoria personale dei giocatori.

Giochi Mostruosi. Millenial MonsterZ è un progetto di teatro performativo che riflettere sul significato profondo del gioco e dei giochi. Costruita attraverso laboratori creativi, interviste e sessioni di gioco, la drammaturgia si ambienta all’interno di un gioco d’avventure fantastiche dove un gruppo di adulti assume l’identità di cinque giovani avventurieri. Ogni partita offre loro lo spunto per rievocare diverse “epoche” dell’industria del giocattolo – dalla fondazione del marchio Giochi Preziosi nel 1979 fino alla distribuzione dei Pokémon all’alba del nuovo millennio. Fulcro della ricerca e della messa in scena è il “mostruoso ludico”, ovvero l’ambiguità intrinseca nei giochi prodotti in massa fra gli anni Settanta e Novanta.

Se giocattoli, videogiochi e giochi di ruolo hanno attivamente mobilitato l’immaginario e la creatività di tre generazioni di bambini, sempre su di loro hanno esercitato influenze commerciali, culturali e sociali tutt’altro che innocenti. Ecco allora che (ri)giocare coi giocattoli della propria infanzia – studiandone meccaniche e meccanismi – diventa strumento di ricerca e pratica creativa capace di portare in scena incubi, desideri e prospettive di quei “grandi” che non vogliono perdere il bambino (o il mostro) che è dentro di sé.

 

 

Anno di produzione: 2023
Durata: 55′
Tipologia: teatro performativo


Regia e drammaturgia: Nexus
Con: Nexus
Assistente alla performance: Jessica Muraca
Assistente alla regia e disegno luci: Edoardo De Piccoli
Produzione: L come Alice ETS

Con il sostegno di:
CAOS – Centro Arti Opificio Siri
csa Germinal Cimarelli
SIR – Sharing in Rome  

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“Il bambino che non gioca non è un bambino”, scriveva Neruda, “ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé”. Alla soglia dei quarant’anni, insieme a un gruppo di coetanei, mi sono reimmerso in un famoso gioco di ruolo d’avventura a cui giocavo da ragazzino. Mentre si rinfocolavano dinamiche e fantasie assopite, scoprimmo ben presto che qualcosa in noi era irrimediabilmente mutato: decenni di spolliciate digitali avevano anchilosato la nostra capacità di reinventare e reinventarci, inzavorrati da abitudini, stereotipi e pregiudizi d’ogni sorta. E se da bambini non sapevamo cosa fosse un hangover, due di noi un bambino lo aspettavano davvero – e ci mancò poco che emise il fatidico primo vagito sul tavolo da gioco! – motivo per cui all’arrivo dell’inverno la compagnia si sciolse.

Ma quest’avventura nell’avventura ha alimentato nei mesi a seguire una curiosità conturbante. Quali erano i giochi della nostra infanzia e chi ne tirava le fila? Come ci hanno cambiato e come sono cambiati? E perché rigiocarci proprio oggi? Per non perdere il bambino che è dentro di noi o per non averne a che fare?

Dopo una scorpacciata di pubblicità, cataloghi e fotografie di giocattoli degli anni Ottanta/Novanta reperiti on-line, da buon “archeologo dei media” ho approfondito i legami commerciali intercorsi fra giocattolai, editori e pubblicitari dell’epoca, scoprendo una fitta rete speculativa stretta a doppio filo con la storia politica e sociale del nostro paese. Televisioni locali consorziate come Junior Tv, in combutta col gruppo Giochi Preziosi e Publitalia 80’, si resero protagoniste di una portentosa propaganda del consumo di giocattoli per mezzo di cartoni animati, trasmissioni e reclame per la nascente “fascia ragazzi”. E mentre all’ombra della deregulation nasceva il duopolio Rai/Fininvest, a cementificarsi era la separazione ludica fra generi, classi ed etnie: da Cicciobello a Bebi Mia, le femminucce giocavano tutte insieme a “fare le mamme” di bambolotti biondi con gli occhi azzurri, mentre i possenti bicipiti di He-man e gli altri Masters alimentavano la volontà di potenza del singolo maschietto. A mescolare le carte in tavola c’erano i giocattoli Made in Japan – robottoni mutaforme, pupazzi androgini e mostriciattoli tascabili – spesso banalizzati e demonizzati dagli adulti dell’epoca, ma profondamente radicati nell’immaginario ludico dei Millenials.

Cosa abbiamo ereditato di quel cannoneggiamento ludico e perché ne siamo così nostalgici? Rielaborando le situazioni vissute insieme ai miei compagni d’avventura, e intrecciando altre storie, fonti e testimonianze, ho costruito una drammaturgia per un solo performer che potesse indagare, in una forma giocosa, gli aspetti mostruosi del gioco e dei giocattoli della nostra infanzia. Per non perdere il bambino mostro che è dentro di noi.

Nexus (Marzo 2023)