GIORGIO
«Volava, giocava al solitario e fumava. Io ballavo, chattavo e scaricavo di tutto». Terni, fine del millennio. Giuseppe ci racconta il suo rapporto col padre. In bilico fra epopea e ricerca d’archivio, riesamina un’infanzia fatta di sale giochi e battute di caccia, cartoni animati e film di Schwarzenegger. Poi l’adolescenza e il declino della Terni post-industriale che puntava tutto sul cinema e il volo. E infine la crisi, reale e simbolica, personale e collettiva, di una generazione divenuta adulta negli anni duemila. Giorgio è uno spettacolo fatto di teatro di parola, performance e installazione che trasforma la scena in spazio condiviso e conflittuale dove poter rinegoziare il passato e reinventare il futuro.
Lo spettacolo racconta il rapporto dell’autore con suo padre fra il 1984 e il 2008. A partire da un testo drammaturgico inedito, Giorgio si serve di un linguaggio ibrido fatto di teatro di parola, performance e installazione per raccontare l’iniziazione alla vita adulta e l’ingresso della società italiana nel nuovo millennio. Questa narrazione “epica” si sviluppa attraverso diversi quadri tematici, ognuno dei quali mette in scena conflitti personali e collettivi: l’iniziazione al cinema e ai video game della generazione anni ottanta; i mutamenti avvenuti a Terni, città natale dell’autore; la passione paterna per la motocicletta, il volo e la montagna; fino allo scontro con la malattia e la morte del genitore. Lo spettacolo indaga con tono brillante il ruolo della funzione paterna, ricostruendo avvenimenti passati, esponendo l’archivio famigliare e mettendone in scena narrazioni alternative e di autofiction.
AWARDS
Vincitore Miglior Monologo/Performance
Festival Inventaria 2018
Vincitore Premio Special OFF
Roma Fringe Festival 2017
Vincitore Premio della critica
Roma Fringe Festival 2017
Anno di produzione: 2016/2018
Durata: 50’-55′
Tipologia: teatro, performance, video arte
Di e con: Nexus
Aiuto-regia: Laura Garofoli
Assistente alla regia: Caludia Salvatore
Scenografia: Andrea Simonetti
RASSEGNA STAMPA
La ricerca negli archivi di famiglia ha creato un percorso di ricordi e immagini archetipiche che non possono non toccare l’intimo dello spettatore. Non solo uno spettatore adulto, che magari quei ricordi li rivive, ma anche giovane e giovanissimo, perché come in ogni narrazione epica lo spettacolo si avvale di assoluti emotivi e sensitivi. Il ricordo del padre non cede però mai alla struggente malinconia autoreferenziale, ma accompagna con dolcezza il racconto di un’epoca e del passaggio storico e generazionale che, attraverso la brillante ironia, riguarda tutti.
Una riuscita drammaturgia, inaspettata, così come l’altrettanto inaspettata bravura attoriale del danzatore Nexus. [continua…]
Manuela Rossetti, Krapp’s Last Post
Giorgio propone un rapporto conflittuale sia con la memoria personale dell’autore sia con quella collettiva, operando un sabotaggio materiale e narrativo dell’immaginario popolare anni ottanta e novanta. Anziché rimpiangere i bei vecchi tempi, lo spettacolo opera una reverse engineering della figura paterna così come dei simboli dell’infanzia perduta (giocattoli, videogiochi, film, fotografie, racconti ecc.), evidenziandone le funzioni simboliche, le tossine ideologiche e le eredità in età adulta. Elaborando un lutto personale e collettivo, Giorgio propone uno spazio taumaturgico e memoriale che si fa scena, laboratorio, archivio e palestra cognitiva per affrontare il futuro.
